La pandemia da Covid-19 ha accresciuto la consapevolezza dei rischi derivanti dalla scarsa qualità dell’aria negli ambienti indoor. Benché il senso comune identifichi l’inquinamento come un fenomeno tipicamente outdoor, è proprio negli spazi interni, dove trascorriamo il 90% del nostro tempo, che si annidano le maggiori insidie.
Nell’aria che respiriamo in casa, a scuola e in ufficio, alloggiano composti organici volatili (VOC), muffe, batteri, spore, virus e odori. Si tratta di una condizione naturale, ma è fondamentale che la quantità di tali sostanze non superi determinati valori, creando un ambiente malsano. La cattiva qualità dell’aria si ripercuote sulla nostra salute, ed è responsabile della nota Sindrome dell’Edificio Malato (Sick Building Syndrome) che si manifesta con sintomi quali mal di testa, nausea, irritazione agli occhi, al naso, alla gola, affaticamento, asma. Si tratta di sintomi apparentemente lievi, ma un’esposizione prolungata a certe tipologie di inquinanti tipicamente presenti negli spazi indoor, può produrre effetti cronici e patologici.